Inaspettatamente Venezia e il Coronavirus.
Febbraio 2020, il carnevale di Venezia si sta svolgendo in tutto il suo splendore. Mancano due giorni alla fine con la proclamazione della Maria dell’anno.
All’improvviso una notizia inaspettata: tutte le feste del carnevale sono annullate, tutti gli eventi pubblici annullati, la festa delle Marie annullata, Carnevale chiuso con due giorni di anticipo, incontrarsi con le persone è pericoloso. Un virus mortale arrivato dalla Cina si sta diffondendo.
I turisti spaventati dai telegiornali che hanno iniziato a comunicare ogni giorno in modo ancora confuso e con toni ansiogeni, sono scappati dalla città nel giro di 24 ore.
Improvvisamente una città come Venezia, la cui economia è sostenuta dal turismo legato proprio al Carnevale, si è trovata ferma e attonita.
Per le strade uno strano e agghiacciante silenzio. Che nemmeno in epoca della grande acqua alta dello scorso novembre avevo sentito.
Si incontrano solo veneziani che a testa bassa percorrono la loro strada.
Qualcuno si ferma a parlare con qualche conoscente ma nessuno sa ancora spiegarsi che cosa sia effettivamente successo.
Gli alberghi sono vuoti, i ristoranti sono vuoti, i bar sono vuoti. In generale le attività cercano di restare aperte ma con incasso a zero cominciano a prendere in considerazione di lasciare a casa i dipendenti e a chiudere il negozio che costa più di luce e corrente che altro.
Qualche giorno dopo il primo Decreto che chiude le scuole.
Le informazioni si fanno ogni giorno più chiare e sconvolgenti.
La paura comincia davvero a riempire i cuori di chi capisce che un’emergenza come questa non l’avevamo mai vista. Investe tutto il pianeta e solo con la collaborazione di tutti si possono contenere le morti. In tutte le lingue ci dicono che solo stando a casa e incontrando il minor numero di persone possibili, e sempre e comunque da un metro di distanza e con le dovute protezioni, possiamo limitare la diffusione del Corona Virus.
Purtroppo, come Hobbes, filosofo del 600, sostiene nel Leviatano, l’uomo è un animale sociale egoista che utilizza ogni suo potere e mezzo per proteggere la sua natura ovvero la sua vita; se non ci fossero le leggi penali gli uomini si ucciderebbero tra di loro in nome della propria libertà.
Questa posizione riportata ai giorni nostri è oggi più che mai veritiera. Cerchiamo di astrarla assieme.
In una condizione di emergenza pandemica, oggi non siamo in grado da soli di capire cosa sia giusto fare per preservare noi stessi e gli altri. Pensiamo che è più importante vedere gli amici, comprare le sigarette, far la spesa ogni giorno, giocare al Lotto, andare al lavoro e avere il nostro “dovuto” pagamento. Da soli non siamo in grado di capire che così facendo mettiamo in pericolo noi stessi, la nostra famiglia e tutti gli altri. Se si ha la fortuna di esser sani, non significa che lo si sarà per sempre “tanto, vuoi che capiti proprio a me?!”. Ebbene si, può capitare ad ognuno di noi.
Allora deve intervenire lo Stato con una nuova ordinanza che ti obbliga a star a casa e determina sanzioni e arresti per chi trasgredisce tali decreti. Ma non contenti c’è bisogno anche della polizia locale e e della protezione civile che ogni giorno pattugli le nostre strade perché tanti pensano di fare i furbi. Ma è possibile che accettiamo, non mi sbilancio a dire capiamo, le cose solo quando ci vengono a toccare il portafoglio? Evidentemente si..
E allora cosa cominciamo a fare? Cominciamo a lamentarci di qualsiasi cosa presi inesorabilmente dalla noia del non poter uscire di casa. Definiamo “carcere” il dover stare a casa senza pensare che dovremmo ringraziare tutti gli dei dell’olimpo se possiamo passare del tempo a casa, e non intubati in terapia intensiva con la paura che potremmo anche non vedere mai più le persone che amiamo. ogni giorno ci sono nuovi positivi e nuovi deceduti a causa dell’ emergenza coronavirus.
Dopotutto è così terribile essere a casa e passare dal letto al divano, telefonare e videochiamare amici e parenti, mangiare e cucinare qualsiasi cosa, dormire, leggere, giocare con i propri bambini e fare tutto quello che normalmente rimandiamo con un “si lo farò domani”?
A me non par proprio. Personalmente non mi annoio mai e ogni giorno ho qualcosa da fare e più faccio e più cose trovo da fare. Questo tempo è paradossalmente un dono e non va sprecato. Usiamolo per progettare strategicamente come uscire dalla crisi economica che sta accompagnando necessariamente questa crisi sanitaria.
Non stiamo con le mani in mano a piangerci addosso.
Il primo passo per uscire da una situazione critica è avere un atteggiamento mentale positivo.
E se non vi fidate di me, vi consiglio di leggere “I vantaggi della Felicità” di Shawn Achor
Nell’attesa vi consiglio una carrellata di immagini una Venezia Viva che ho realizzato dal 2015